Taranto, l’accoglienza che non c’è.
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E’ stato bello assistere alla mobilitazione dei tarantini tutti, da chi singolarmente o in maniera organizzata ha partecipato solidariamente a raccolte di fondi e viveri per i profughi ucraini, alle istituzioni, addirittura all’offerta di abbonamenti gratuiti per i mezzi di trasporto.
Ha dato l’idea che Taranto fosse, come tante altre, una città accogliente e solidale verso i richiedenti asilo, ma non è così. Taranto è, come tutte le altre città (ma in realtà come tutto il Paese) una città ipocrita, dove la discriminazione agisce quotidianamente e il disagio viene tenuto nascosto.
C’è un numero imprecisato di richiedenti asilo non ucraini che da settimane, alcuni da mesi, vivono per strada. Qualcuno, come vedete dalle foto pubblicate, ha dovuto costruirsi dei ripari di fortuna in una aiuola. Di questi qualcuno lo abbiamo intercettato, di altri è difficile avere notizie.
Si, perché la legge prevede che i richiedenti asilo, anche coloro che abbiano solamente espresso verbalmente la volontà di chiedere protezione internazionale, se in stato di indigenza debbano essere inseriti nel sistema di accoglienza.
La competenza è in capo alla Prefettura, che non pare propensa a provvedere con sollecitudine a questo obbligo di legge. Della Prefettura è quindi la responsabilità di non consentire che persone in stato di bisogno dormano per strada e si debbano arrangiare per trovare qualcosa di cui sfamarsi. Crediamo, però, che in una città che si proclama civile e attenta ai diritti, anche il Comune dovrebbe attivarsi per rispondere a criticità che, di fatto, investono il territorio.
La realtà è che da ormai troppo tempo i canali di comunicazione e confronto fra istituzioni e il terzo settore impegnato su questo tema sono improntati all’indifferenza se non alla aperta ostilità. Non è dato conoscere pubblicamente quali siano i dati delle presenze, delle strutture dedicate, dei servizi attivati dall’ente locale, delle modalità di accesso agli stessi.

Ci attendiamo un cambio di passo in questo senso, nei tempi più stretti possibili.

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